tris di vino 2
Bufo (rosso igp Campania )
Annata 2022 Indicazione Geografica Protetta Campania. Zona di produzione Serre - Comprensorio dei Monti Alburni. Prima annata di produzione 2021. Uve Merlot 100%. Affinamento In legno per 12 mesi (tonneaux da 500 litri) con una successiva sosta in acciaio per ulteriori 10 mesi prima dell’imbottigliamento. Alcool 14,5%.
Il vino
Un racconto liquido dei pendii campani. Nel calice, un rosso rubino intenso si svela, denso come il tessuto di un racconto antico. La concentrazione materica lascia trapelare l’idea di spessore e opulenza. L'archeologia del vino parla qui, tra i solchi di una terra che custodisce memorie millenarie. Al naso, un'architettura olfattiva complessa: more selvatiche si intrecciano con note di macchia mediterranea - mirto, rosmarino, un'ombra di cuoio. Un profilo aromatico affatto smaccato, come capita sovente ai merlot locali, quasi a voler giocare a nascondersi, per manifestarsi con energia nello scorrere del tempo. Un profumo che racconta la geografia sensuale dei terreni di Serre, dove i vigneti respirano l'energia dei rilievi interni della Campania. Il sorso rivela una trama tannica elegante ma decisa. La struttura ricorda un affresco: strati di frutta matura - prugne, ciliegie scure - si sovrappongono a un fondamento minerale, un'eco di pietra vulcanica che conferisce ossatura e tensione. La chiusura è un dialogo tra freschezza e profondità: acidità vivace come un dialetto antico, tannini che sfumano in un racconto di sapori mediterranei, un finale che indugia come un pensiero incompiuto. Un Merlot che non è solo vino, ma geografia liquida: si racconta, sorso dopo sorso.
Piano San Lorenzo (Rosso igp campania)
Annata 2022 Indicazione Geografica Protetta Campania. Zona di produzione Serre - Comprensorio dei Monti Alburni. Prima annata di produzione 2021. Uve Cabernet Sauvignon 100%. Affinamento In legno per 14 mesi (tonneaux da 500 litri) con una successiva sosta in acciaio per ulteriori 10 mesi prima dell’imbottigliamento. Alcool 14,5%.
Il vino
Un'interpretazione controcorrente che sfida la narrativa tradizionale del Cabernet, presentando un profilo dove l'accessibilità non compromette la complessità strutturale. Visivamente si presenta di un rubino brillante con sfumature violacee, densità buona che suggerisce un approccio meno estrattivo alla vinificazione. Lacrime fluide e regolari testimoniano un alcol ben integrato. Immediata espressività fruttata che rompe gli schemi varietali classici. Predominano frutti rossi croccanti (lampone, ribes) sostenuti da un sottofondo erbaceo fresco che ricorda il pepe verde e la salvia appena colta. L'impronta vegetale tipica del vitigno si presenta come nota complementare, non dominante. Sorprende per l'equilibrio tra immediatezza e profondità. La trama tannica, sebbene importante, si presenta levigata e mai aggressiva. Acidità vivace che conferisce tensione gustativa a sostegno della bevibilità: il frutto mantiene una presenza costante, sostenuto da una soffusa mineralità che aggiunge complessità senza appesantire. Persistenza significativa che evolve su note aromatiche fresche invece che sulle classiche sensazioni austere del vitigno. Un vino che dimostra come la serietà strutturale possa convivere con un'anima più conviviale, ideale per avvicinare anche i palati meno avvezzi ai Cabernet più severi.
Lauro Fuso (bianco igp Campania )
Annata 2023 Indicazione Geografica Protetta Campania. Zona di produzione Serre - Comprensorio dei Monti Alburni. Prima annata di produzione 2021. Uve Falanghina 100%. Densità dei Ceppi 5000 piante per ettaro. Vinificazione e fermentazione alcolica Vendemmia manuale e pressatura soffice delle uve, fermentazione in acciaio a bassa temperatura. Affinamento In acciaio per 9 mesi con periodici batonnage sulle fecce fini. Alcool 13,5%.
Il vino
Un paglierino di rigore, luminoso ma non compiacente, si dispiega nel bicchiere con architettura quasi geometrica. La luce vi attraversa come un pensiero nitido, rivelando una struttura che non cerca compromessi. Il naso è un racconto campestre: ginestra e pesca bianca si intrecciano in un dialogo di purezza. Sfumature di muschio, un accenno di banana verde definisce i confini di un paesaggio olfattivo precisamente delineato. Non è una composizione, ma un manifesto. Al palato, la falanghina si erge come un'affermazione. L'acidità non taglia, ma incide: è uno strumento di precisione che scava sensazioni, lasciando tracce di sapidità; i suoi strascichi non sono più dettaglio, ma struttura portante, un'ossatura che sorregge l'intero racconto liquido. L'evoluzione in bocca diventa una cangiante progressione fruttato/minerale: strati di sensazioni si sovrappongono, ciascuno con la propria dignità. L'alcool è sapientemente dosato in percezione, tensione che attraversa il vino senza mai appesantirlo: un equilibrio di leggerezza che sostiene una struttura complessa. Il finale è una riflessione liquida sul territorio: lunghezza aromatica che non cerca compiacimenti, ma testimonia. La falanghina parla ora con voce propria, senza mediazioni. Abbinamenti ideali: carpacci di pesce azzurro, fritture sottili di paranza. Un vino che non racconta più di compromessi, ma si erge come testimonianza autonoma di un vitigno che ha finalmente trovato la propria voce.






